Quota 100, 380mila pensionati dal 2019. Età media 63 anni, anzianità contributi 39,6 anni
È tempo di bilanci per Quota 100. A tre anni dalla sua entrata in vigore, l’Inps ha tracciato un primo quadro sui pensionamenti avvenuti in questo regime. Al 31 dicembre 2021, le domande ricevute dall’ente previdenziale hanno toccato quota 482mila. Di queste, poco meno di 380mila sono state accolte (il 79% del totale), 39mila risultano giacenti (8% del totale) e 63mila sono invece state respinte (13%)
Nello specifico, sono in tutto 379.860 gli italiani andati in pensione con Quota 100. In prevalenza, emerge dall’analisi, si tratta di uomini: più dei due terzi è di genere maschile. La gestione di liquidazione proviene dal lavoro subordinato privato per il 49% dei casi, dal lavoro dipendente pubblico nel 31% e dal lavoro autonomo per circa il 20%. Guardando all’anno di decorrenza, il 40% è entrato in questo regime nel suo anno di debutto, il 2019. I numeri sono andati poi a calare, fissandosi al 30% nel 2020, al 29% nel 2021 e all’1% dopo il 2021
L’81% degli ammessi a Quota 100 è entrato in questo regime dallo stato di lavoratore attivo: 178mila italiani dal settore del privato e 129mila da quello pubblico. Poco meno del 9% è entrato in Quota 100 dallo stato di ‘silente’, poco più dell’8% da quello di percettore di prestazioni di sostegno al reddito e poco più del 2% dalla prosecuzione volontaria di contribuzione. Dall’analisi Inps emergono differenze anche per quanto riguarda la collocazione geografica dei pensionati con Quota 100
In valori assoluti, a ricevere la pensione con questo regime sono più che altro i cittadini del Nord Italia. Meno quelli del Sud, e ancora meno chi vive al Centro. Se invece si guarda all’incidenza percentuale – prendendo come base l’occupazione o il flusso medio di uscite dal lavoro per pensionamento anticipato – è il Mezzogiorno ad aver raccolto più pensionati con Quota 100, seguito dal Centro e poi dalle regioni settentrionali
L’età media alla decorrenza in questi tre anni si è assestata poco sopra i 63 anni. L’anzianità contributiva media è invece di 39,6 anni. La tendenza osservata dall’Inps è quella di lasciare il lavoro alla prima occasione utile, cioè al raggiungimento di almeno uno dei requisiti di età e del livello minimo di anzianità. Il rapporto tra anticipo effettivo e massimo, ossia quello corrispondente all’utilizzo di Quota 100 non appena possibile, supera in media di poco il 90% per buona parte degli utilizzatori
L’anticipo mediamente più vicino rispetto ai requisiti ordinari è di 2 anni e 3 mesi. Non è un dettaglio di poco conto, perché l’anticipo va a incidere in modo significativo sul valore dell’assegno ricevuto, riducendolo del 4,5% per ogni anno di anticipo per i lavoratori autonomi, del 3,8% per i dipendenti privati e del 5,2% per i dipendenti pubblici. Per anticipi fino a un anno, la riduzione percentuale è calcolata rispetto all’importo medio della pensione anticipata nel 2018