Pensioni, in arrivo quella “di garanzia” per giovani e donne

7 Febbraio 2022

Pensioni, in arrivo quella "di garanzia" per giovani e donne

Giovani e donne sono oggi i lavoratori più penalizzati in ambito pensionistico. Precarietà e poche garanzie contraddistinguono i contratti e le collaborazioni che coinvolgono spesso queste due categorie e, fatta qualche eccezione, molti sono quelli che si chiedono se avranno mai una pensione o se – una volta raggiunta l’età di uscita dal lavoro – potranno contare su un assegno che permetta loro di vivere dignitosamente.

A partire da questa consapevolezza, sul tavolo del Governo sono state portate alcune proposte che puntano a tutelare i soggetti più deboli del sistema, con una riforma che potrebbe cambiare tutto.

Pensioni, Governo al lavoro per tutelare di più donne e giovani

Tra gli argomenti più spinosi, però, c’è anche l’attesissima (e discussissima) riforma delle pensioni. Bisogna intervenire e bisogna farlo subito, anche in vista dei fondi in arrivo da Bruxelles. Dalle prossime manovre, infatti, dipenderanno gli aiuti del PNRR.

Tutte ipotesi al momento, ma con un unico obiettivo: eliminare i gap a svantaggio di donne e giovani al momento dell’uscita dal lavoro, con bonus contributivi ad hoc per garantire anche a queste categorie una pensione.

Cos’è e come funziona la pensione di “garanzia” per donne e giovani

La chiamano pensione di “garanzia” e si tratta di un assegno pensionistico garantito a donne e giovani, anche se precari e non in possesso di tutti i requisiti contributi necessari per l’uscita dal lavoro.

In pratica, se la proposta dovesse passare, lo Stato si impegnerebbe a coprire tutti i periodi di formazione, stage o assenza da lavoro (tra un rinnovo del contratto e un altro) per i quali non figurano contributi versati. Una sorta di bonus contributivo che permetta di raggiungere la quota minima prevista e assicurare l’assegno pensionistico anche a chi ha dovuto lavorare in condizioni precarie e non sempre tutelate da un punto di vista previdenziale.

Resta da capire, però, in che modo verranno calcolati questi contributi, come verranno scelti i lavoratori e le lavoratrici che ne avranno diritto e quali saranno i limiti dei versamenti a carico dell’Erario.

Ricordiamo, infatti, che in questo momento più che mai il Governo deve far quadrare i conti. C’è in ballo la ripresa post Covid, la reputazione internazionale del Paese e un assetto politico non del tutto chiaro, soprattutto a seguito della crisi scoppiata dopo le elezioni del Presidente del consiglio.

Pensioni giovani e donne, le ipotesi al vaglio

L’ipotesi prevalente è che il bonus contributivo venga calcolato garantendo, per ogni anno di lavoro effettivamente svolto, sei mesi di versamenti a carico dello Stato. In alternativa, si sta valutando l’erogazione di un bonus una tantum. Alle donne, invece, lo Stato potrebbe versare e riconoscere contributi per il periodo che copre l’assenza da lavoro per l’assistenza di un parente disabile o per prendersi cura della famiglia.

Ai tecnici del Ministero dell’Economia spetta ora il compito di valutare entrambe le possibilità, quantificare – in termini di uscite – quanto verrebbe a costare il finanziamento di entrambi gli interventi e, poi, provare a fare i conti con le risorse a disposizione e le previsioni finanziarie dei prossimi anni.